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Come raccontare il mondo LGBT? I rischi di una rappresentazione mediatica scorretta

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a cura della Redazione

Verona – Come raccontare il mondo LGBT? Il rapporto tra comunicazione giornalistica e rappresentazione delle realtà omo-bi-transessuali è stato al centro della conferenza organizzata dal comitato di Verona Pride e dalla redazione di Il Referendum in Sala Lodi. Un buon successo di pubblico e relatori di rilevanza, anche internazionale.

Ospiti del convegno – moderato dalla direttrice editoriale di Il Referendum Serena Santoro – il presidente onorario di Arcigay e presidente di GayNet Franco Grillini, la giornalista del Corriere di Verona Angiola Petronio, Fulvio Zendrini e Chiara Reali del progetto Le Cose Cambiano, la giornalista, scrittrice e attivista Francesca Vecchioni ed il consigliere per i diritti LGBT di Barack Obama Stuart Milk, nipote del celebre attivista omosessuale dichiarato di San Francisco, pioniere della battaglia per la parità dei diritti.

Negli Stati Uniti – ha raccontato Milk – il miglioramento nel racconto mediatico di una realtà così diversificata e complicata da rappresentare è stato palpabile e, nella maggioranza dei casi, i media adottano un punto di vista “progressista”. Nonostante esistano ancora delle criticità sui canali americani più conservatori, Stuart Milk preferisce rivolgere la sua attenzione al Sud America e all’Est Europa, soprattutto in quelle zone dove il tema è ancora un tabù, sia nell’opinione pubblica che nel mondo della comunicazione.

E nel nostro Paese? In Italia, ha tenuto a precisare Angiola Petronio, giornalista del Corriere di Verona, non esiste una “strategia anti o pro LGBT” ma, al contrario, ogni tema viene affrontato dai principali quotidiani a seconda della sensibilità del singolo giornalista.

Il potere del singolo è, anche per Francesca Vecchioni, fondatrice di Diversity Lab, il cuore della questione. Nel mondo della comunicazione, in quanto fenomeno complesso e formato da una pluralità di voci, è assolutamente rilevante quello che è capace di fare l’individuo, mettendo la propria faccia e la propria esperienza per il miglioramento della realtà; nel campo dei media, per altro, questo deve essere esteso a qualsiasi tipo di minoranze e non soltanto alla rappresentazione della minoranza LGBT.

Chi rischia di essere maggiormente influenzato da una rappresentazione scorretta del mondo “omosessuale” è soprattutto l’adolescente, come ha testimoniato Chiara Reali del progetto “Le Cose Cambiano”. La discriminazione attraverso strumenti mediatici, infatti, influenza il sano sviluppo psico-fisico e la formazione personale, sociale e culturale dell’adolescente che si sta rendendo progressivamente conto della propria omosessualità, e che spesso si sente rifiutato da una società avversa.

Una problematica attuale nonostante la narrazione della realtà omosessuale, bisessuale e transessuale sia migliorata rispetto ai decenni scorsi. Lo ha confermato Franco Grillini, giornalista, politico e attivista a partire dagli anni 80, attualmente presidente onorario di Arcigay e presidente di Gaynet, associazione che, tra le finalità, organizza corsi di formazione per giornalisti.

In Italia esistono anche delle “Linee Guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT”, un documento non vincolante che nasce nell’ambito di un progetto finanziato dal Consiglio d’Europa, in attuazione del Programma “Combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” in linea con una raccomandazione del 2010, e a cui l’Italia, mediante il Dipartimento delle pari opportunità e l’Unar, Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali, ha aderito con la Strategia nazionale LGBT 2013 – 2015.

Le immagini riportate negli articoli che riguardano l’omofobia, la richiesta di diritti e le adozioni – segnala il report – sono spesso associate a parate o momenti di esibizione pubblica di corpi e nudità o a scene intime tra persone dello stesso sesso, ritraendo l’omosessualità sotto l’unico aspetto del piacere. Nel caso specifico dei Pride sono, invece, sempre le figure più trasgressive ad attirare l’attenzione di giornalisti e fotografi.

Un altro problema della comunicazione, ha sottolineato Grillini, è il trattamento alla pari che, spesso, viene riservato da parte del mondo del giornalismo a diversi personaggi omofobi.

Il giornalista, è vero, non può mai esimersi dal ricercare e diffondere notizie di pubblico interesse, ma deve seguire dei criteri per non scadere in una rappresentazione scorretta della comunità LGBT: virgolettare sempre i discorsi, facendo particolare attenzione alla titolazione; verificare le fonti, usare i termini corretti – distinguendo ad esempio tra omosessualità e transessualità; fare attenzione alla scelta delle immagini; avere contatti a livello locale con esperti di tematiche LGBT per permettere un bilanciamento del servizio.

Tra gli errori della stampa le linee guide segnalano l’accostamento tra transessualità e prostituzione – trans spesso illustrati con immagini tratte dalla prostituzione in strada – ignorando la difficoltà di queste persone ad entrare nel mercato del lavoro, l’invisibilità delle lesbiche, anche a causa di un linguaggio maschile usato universalmente; la confusione tra identità sessuale e orientamento sessuale; e tra transessuale, persona che sente di appartenere al sesso opposto a quello dei suoi caratteri sessuali e che spesso decide di modificare la conformazione dei genitali attraverso l’iter di riassegnazione chirurgica del sesso, e transgender, un individuo che non riesce a riconoscersi in modelli di identità e ruoli tipicamente attribuiti al proprio sesso; o ancora il non riuscire a distinguere tra transessuali, travestiti, drag queen e drag king.

Il linguaggio diventa così parte della Carta dei doveri del giornalista, che ha l’onere di rispettare la persona e la sua dignità, impegnandosi a non discriminare mai nessuno per razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali e opinioni politiche.

L'articolo Come raccontare il mondo LGBT? I rischi di una rappresentazione mediatica scorretta è stato pubblicato su Il Referendum.


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